martedì 8 marzo 2011

L'Italia devastata

crollo pompei
Mentre cementificano le nostre città, eliminando il verde e inquinando l'aria, il patrimonio artistico del Paese viene lasciato in balia di se stesso. La tutela dei beni artistici più importanti è una chimera. Abbiamo sentito, in merito, Gian Antonio Stella, giornalista e scrittore.



Un patrimonio artistico importante che cade a pezzi. L'Italia è ancora il Bel Paese?

Beh, certo, è un paese che abbiamo rovinato in buona parte e stiamo continuando a rovinare. A leggere i racconti dei grandi viaggiatori del passato c'è da piangere per come doveva essere bello il nostro Paese. Il nostro paese era bellissimo, è ancora in molti punti lo è, cioè dove la devastazione non è ancora passata. Però, come scriveva Antonio Cederna davanti al quale ci inchiniamo, bisogna sempre usare la parola "ancora". Questo paesaggio non è "ancora" del tutto rovinato, questa città non è "ancora" stravolta, questo monumento non è stato "ancora" svergognato, ed è triste questo perché c'è un progressivo quotidiano deperimento della nostra ricchezza.

Di chi è la colpa? Di questo governo? Di tutti i governi che sono succeduti negli anni?

Questo governo ha delle responsabilità, anche gravi. Alcune di queste responsabilità le pagheremo per sempre. Per esempio lo stravolgimento del Teatro grande di Pompei: una volta rifatto con il cemento armato e i mattoni di tufo, quello è rovinato per sempre. Su questo non c'è dubbio. Detto questo sarebbe non solo inelegante, ma anche falso, dire che questo governo è responsabile di tutto. Ci sono responsabilità che risalgono a molto tempo addietro e sono responsabilità di vari governi. Qualche Ministro si è comportato meglio, cito su tutti Alberto Ronchei, qualche Ministro si è comportato peggio e fare l'elenco di chi è stato il peggiore, onestamente, è una gara in cui non so chi potrebbe essere il vincitore, perché sono in tanti a contendersi la palma di peggior Ministro dei beni culturali.

Intanto, mentre i monumenti si sgretolano, la cementificazione del Paese avanza.

La cosa paradossale è esattamente questa. Il nostro Paese è quello con più opere d'arte al mondo. Sono state fatte anche delle percentuali: Berlusconi è arrivato a dire che il 72% delle opere d'arte europee e il 50% delle opere d'arte mondiale. Fare un conto di questo genere è una stupidaggine, è assolutamente stupido perché poi cosa fai? Tutti gli altri si spartiscono il resto? Dal Machu Picchu, al Senderos Sagrado, alle piramidi o al Luxor, piuttosto che Abu Simbel in Egitto o Leptis Magna in Libia, Saratha in Libia, Cirene, Apollonia, Atene, tutta la Grecia, la Francia, i Castelli della Loria, Louvre, l'Ermitage, Mosca, il Cremlino, la muraglia cinese. Ecco, tutto ciò si spartisce il resto? E' ridicolo ed è assolutamente stupidissimo dire una cosa come questa. Però è vero che abbiamo un grande patrimonio culturale ed è assolutamente insensato andare a sprecare questo patrimonio culturale e questo paesaggio che abbiamo, con una varietà che gli altri si sognano, andando a investire sul cemento. Credo che fosse giusto negli anni 50 investire sulla possibilità di dare a tutti gli italiani un'abitazione decente. Ho letto gli atti parlamentari dell'inchiesta condotta da Stefano Iacini sulla miseria in Italia, pubblicata nel 1882. Ho riletto gli atti parlamentari dell'inchiesta sulla miseria nel secondo dopoguerra condotta, sempre dal Parlamento, ed effettivamente c'erano milioni di persone che in Italia vivevano in condizioni catastrofiche. Era giusto, allora, investire sul cemento. Ma fare oggi un piano casa che preveda ancora il rilancio dell'economia attraverso il cemento, mentre Barack Obama che ha infinitamente più spazio di noi e una struttura produttiva infinitamente più avanti della nostra, convoca i ragazzi che si sono inventati Facebook o che hanno inventato altri sistemi formidabili della Rete, per chiedere come sviluppare l'economia. Ecco, Obama punta sulla Rete e noi puntiamo ancora sul calcestruzzo. Questo cii dà l'idea di un abisso culturale tra gli altri e noi. Noi siamo già i primi consumatori europei di cemento, consumiamo più cemento di tutti, fatta eccezione per la Spagna, con la differenza che la Spagna ha una concentrazione abitativa per chilometro quadrato che è meno della metà della nostra, il che vuole dire che noi già oggi siamo i massimi consumatori europei di cemento. Pensare che il rilancio in un paese delicato come il nostro, con le ricchezze nostre, passi attraverso il cemento lo trovo assolutamente una scelta demenziale.

Cementificazione pilotata dalla casta?

C'è una battuta terribile del mio amico Oliviero Toscani che dice: "Maestà il popolo chiede cemento". E' uno stravolgimento della famosa frase che precedeva la Rivoluzione francese, nella leggenda si disse che si rivolsero a Maria Antonietta dicendo: "Maestà il popolo chiede pane" e lei rispose "dategli le brioche!". Questo "Maestà il popolo chiede cemento" cosa vuole dire? Vuole dire che in effetti ci sono dei consumi che vengono creati ad arte, dei bisogni che vengono creati ad arte. E' stata fatta passare l'idea, secondo me sbagliata, che occorra avere delle case enormi, che non sia poi così importante tutelare la campagna, che non sia poi così importante tutelare l'ambiente davanti a altre possibilità. Se la politica culturale in questo paese avesse cercato in questi anni di spiegare come il parco naturale dentro il quale stai, il parco archeologico che ti è accanto, la bellezza naturale che hai sotto casa, non sono un peso che ti impedisce di fare la verandina di alluminio, ma sono una ricchezza che fa più ricca la tua contrada, la tua cittadina, la tua città e in definitiva fa più ricco te stesso, il contesto, il paese, nessuno oggi butterebbe lì questa stupidaggine del "costruite, costruite, costruite". In realtà oggi questo è un Paese che offrirebbe delle magnifiche possibilità per ristrutturare tutto, per ridisegnare il territorio. Tu prendi la campagna veneta che è stata devastata e cominci a mettere ordine e cominci a sistemare le cose in modo da restituire bellezza a una campagna devastata.

Fonte: Cadoinpiedi.it
Di Gian Antonio Stella

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