martedì 2 febbraio 2010

A Torino per il mistero della Sindone

A Torino per l’ostensione del sudario che affascina da sempre religiosi e scettici. Un'occasione unica per scoprire il fascino di una città in fermento, capitale del Barocco e regina del gusto. Tra visite ad antichi palazzi nobiliari e soste golose
Il sipario si aprirà solo ad aprile, ma per un evento di tale portata, si sa, bisogna muoversi per tempo. Stiamo parlando dell’ostensione della Sindone, prevista a Torino dal 10 aprile al 23 maggio, per cui la città sabauda sarà presa d’assalto da turisti, religiosi e non, da ogni dove.
A distanza di dieci anni dall’Ostensione avvenuta nell’anno giubilare, la Sindone – il misterioso lenzuolo di lino su cui si può vedere quella che è ritenuta l’impronta di Cristo crocifisso e morto - sarà nuovamente mostrata nel Duomo di Torino: è la prima occasione pubblica di esposizione del Telo “rinnovato” dopo il “restauro” del 2002, che ha portato alla rimozione di lembi di tessuto bruciato nell’incendio di Chambéry del 1532.

L’ostensione, un grande momento di fede popolare che appassiona anche gli scettici, si terrà nel Duomo di S. Giovanni Battista, il più importante monumento rinascimentale della città , e sarà un’occasione unica e imperdibile per ammirare da vicino il Sudario, di cui è utile ricostruire brevemente la storia. Documentato a partire dal XIV secolo, il lungo lenzuolo di lino, su cui è impressa l’immagine di un “Uomo morto per crocifissione”, fu proprietà del cavaliere Goffredo di Charny, che intorno al 1356 lo donava alla chiesa di Lirey in Francia. L’ultima discendente degli Charny, Margherita, lo vendette ai Savoia nel 1453, che la conservarono fino al 1983 quando passò alla Santa Sede. Durante la sua lunga vita il lenzuolo subì il dramma di un incendio, scoppiato nel 1532 nella Cappella di Chambery e dal quale si salvò a fatica, non senza alcuni danni ancora oggi visibili, anche se riparati dalle Clarisse nel 1534. Diverse nel tempo le ostensioni cui è stata sottoposta la Sindone nel corso dei secoli, le ultime delle quali nel 1978, 1998 e nel 2000.

A celebrare il prossimo grande evento di Torino provvede “Sindone” (edito da Utet ), volume di pregio in edizione a tiratura limitata. L’opera ha un particolare valore sia per i contenuti, sia per le immagini della Sindone, realizzate per la prima volta ad altissima risoluzione, tale da rendere merito anche ai dettagli più minuti. Tre le sezioni del libro: “La lettura del Telo”, “Storia, devozione e scienza” e infine “La passione nell’Arte”.

Terminata la visita dedicata alla Sindone, non senza una sosta al Museo della Sindone nella Cripta della Chiesa (che espone reperti, documenti, riproduzioni fotografiche e ricerche scientifiche attraverso un percorso interattivo), fuori c’è tutta una Torino da scoprire. Che non è, a ragione, considerata solo la capitale dello spirito, ma anche una delle capitali europee del Barocco, oltre che regina del gusto . Ecco perché vale la pena di ritagliarsi del tempo in più da trascorrere girando per le più belle chiese e i palazzi di quell’epoca, concedendosi qualche sosta golosa.

Il Barocco è celebrato a Torino dalle opere di grandi architetti come Ascanio Vitozzi, Carlo e Amedeo di Castellamonte, Guarino Guarini, Filippo Juvarra, Benedetto Alfieri, che lavorarono per i Savoia celebrandone i fasti con celebri opere eleganti. Un itinerario all’insegna del Barocco si snoda per lo più nel centro storico e si dirama verso alcune arterie principali, per poi trionfare fuori città, dove la dinastia sabauda aveva le residenze di caccia, per lo svago e per le feste. Da non perdere allora Palazzo Reale - con le sue cucine storiche e la caffetteria reale -e Palazzo Madama in piazza Castello e, poco distante, Palazzo Carignano, la prodigiosa cupola della Chiesa di San Lorenzo, la Cappella barocca del Guarini - quella della Sindone, anche se ancora chiusa per restauri dopo il grave incendio del 1997-, il Santuario della Consolata, la Chiesa di San Filippo Neri con il suo ampio e luminoso interno. Da non perdere anche i numerosi palazzi barocchi nobiliari: Palazzo dal Pozzo della Cisterna, Palazzo Cavour, Palazzo Lascaris di Ventimiglia, il Palazzo dell’Università e la sede del Municipio, Palazzo di Città.

Se si ha ancora del tempo, non si può mancare la visita alle Residenze sabaude tra cui spiccano in città il Castello del Valentino, e Villa della Regina, mentre uscendo dal capoluogo sabaudo si può visitare il Castello di Rivoli, la Palazzina di caccia di Stupinigi e la Reggia di Venaria, oggi tornata agli antichi fasti grazie a un colossale e recente recupero.

Giri da condurre da soli per i più avvezzi , ma anche in gruppo con altri turisti. Speciali tour tematici guidati di qualche ora sono organizzati da Turismo Torino su queste e altre tracce, come per esempio l'Arte Sacra in città, o gli Itinerari devozionali, che si spinge tra le abbazie e i santuari del territorio provinciale.

Impossibile, a Torino, camminare col naso all’insù a lungo senza indulgere in una pausa tutta dedicata al palato. Che si tratti di una merenda come una cioccolata calda, se il clima ancora lo permette, gustata in uno degli storici caffè del centro, sotto i portici, o di un vero e proprio pranzo che comincia con una carrellata di antipasti (da provare le acciughe al verde e i tomini), per continuare con gli agnolotti al sugo d’arrosto e i tajarin, e finire con il bollito o il fritto misto, o infine con l’impegnativa bagna caoda. Il tutto, naturalmente, accompagnato da un potente vino rosso piemontese. E poi, dritti a centottantagradi. A riposare. Dopo un pranzo torinese doc, una siesta è d’obbligo.

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