mercoledì 9 febbraio 2011

Alla scoperta dell'isola di Dino

isola di dino
L’isola si Dino è la più grande isola calabrese: si estende per circa 50 ettari ad ha un’altezza massima di 100 metri con strapiombi alti oltre 80 metri. Sorge di fronte al Capo dell’Arena a sud di Praia a Mare (CS), ha un perimetro di circa 4000 metri lungo i quali, sia sopra che sotto il livello del mare, sono presenti numerose grotte, tra cui la grotta del Monaco, la grotta delle Sardine e quella delle Cascate; le grotte più visitate e conosciute sono la grotta del Leone e la fantastica grotta Azzurra che ricorda quella di Capri,
ma è diversa per i colori dell’acqua che vanno dal verde azzurro verde rame in contrasto con l'azzurro pastoso e intenso dei bordi interni della grotta; per i subacquei esperti la grotta più interessante è la grotta Gargiulo che si estende nelle profondità dell’isola per alcune decine di metri;
il nome “Dino” dato all’isola sin dall’antichità, è presumibilmente derivato dal nome “Aedine”, tempio dedicato alla dea Venere che si presuppone si trovasse sulla sommità dell’isola; c’è chi invece collega il suo nome al greco “dina”, vortice, tempesta dato che un tempo le acque nei pressi del Frontone erano molto pericolose per i naviganti.

STORIA
L’isola fu testimone di lotte e battaglie, incursioni piratesche, assalti, difese disperate. Vascelli mussulmani vi fecero tappa in più occasioni nel corso delle loro spedizioni militai nel nostro paese: nel IX secolo dopo Cristo, nel XV e nel XVI.
Nel 1806 l’isola divenne base delle operazioni della flotta anglo borbonica, agli ordini dell’ammiraglio Sidney Smith, che tentava di opporsi alla penetrazione dell’esercito napoleonico in Calabria. Nel 1812 Gioacchino Murat elimina la feudalità. Il Demanio reale sottrasse l’isola al Marchese di Aieta, nella cui giurisdizione la stessa ricadeva e la concesse al Comune di Aieta.
Successivamente l’isola passa ai borbonici. Nei pressi dell’isola, durante la notte di Santo Stefano del 1917, un sommergibile tedesco affondò piroscafo inglese “Umballa” che trasportava derrate alimentari. Dopo la tragedia che costò la perdita di molte vite umane, la campana della nave venne donata al Santuario della Madonna della Grotta. Fu fissata sul campanile dopo essere stata ribattezzata “Santa Maria della Vittoria”. Nel 1928 l’isola diventa proprietà del Comune di Praia a Mare, quando lo stesso diventa autonomo.
Nel 1956 l’isola viene data in concessione per 99 anni e Nel 1962 l’isola viene venduta per 50 milioni alla società amministrata dal comm. Bottani e Gianni Agnelli. Era prevista sull’isola un’edificabilità pari allo 0,20, con costruzioni alte metri 6,90. È stato effettuato lo sminamento dell’isola, ed è stata costruita una strada di 1700 metri che collega il pontile di attracco con la parte alta dell’isola, dove sono stati costruiti dei cottages. La proprietà dell’isola è poi passata ad un gruppo di imprenditori che per motivi amministrativi hanno abbandonato il bene a se stesso.
Sull'Isola attualmente è in corso un lungo processo di valorizzazione portato avanti dall’Isola di Dino Club S.r.l, che ha il fine di bonificarla da uno stato di degrado assoluto e valorizzarla per portarla agli antichi splendori.
Inoltre l’isola Dino rientra nel Parco Marino Regionale Riviera dei Cedri insieme all’isola di Cirella (Diamante) e allo Scoglio della Regina (Acquappesa).

FAUNA
La fauna di Dino comprende molte specie di uccelli migratori: un tempo vi nidificava il falco pellegrino ma tutt’oggi è ancora possibile osservarlo così come i più diffusi uccelli di mare, come gabbiani reali e sterne di più specie. Completano la popolazione piccoli roditori e diverse specie di rettili. Ben più variegato è l'habitat sommerso. Già a pochi centimetri di profondità si incontrano sterminate praterie di Poseidonia, regno del Cavalluccio marino e di altri piccoli crostacei. Scendendo nelle profondità ci si imbatte dapprima nelle numerose e allegre Castagnole, nella Murena, nei simpatici Polpi e ormai tra i 20/30 metri di profondità dove regna il silenzio e l'oscurità i colori si fanno magicamente più vivi con gli splendidi rami di Gorgonie (Paramuricea clavata) che superano il metro di altezza e si estendono in praterie per alcune centinaia di metri. A queste profondità vivono numerosi esemplari di Cernia e Ricciola.

FLORA
Oltre alla vegetazione della macchia mediterranea, si possono trovare numerose piante rare come la palma nana, il talittro calabro, il garofano delle rupi ed, in particolare, l'endemica Primula di Palinuro (Primula Palinuri), presente in alcune colonie sulle pareti calcaree esposte a nord e a nord-est. Infatti su Dino si notano frequentemente gruppi di Primula che, abbandonato il loro habitat rupestre, si spingono tra la vegetazione erbacea, fin sotto i lecci.

Il Mirto dell’Isola di Dino
Altra pianta caratteristica dell’isola di Dino è il Mirto, ben diverso dal più comune Mirtillo presente su tutto il territorio, “il Mirto dell’Isola di Dino” oltre ad essere unico nel suo genere per le sue rare e particolari proprietà è un’altra importante risorsa che l’Isola di Dino offre per la sua promozione e quella dell’intero comprensorio circostante.
Grazie all’accordo reso disponibile dall’isola di Dino club, i trasformatori locali del prodotto (tra cui la Liquoreria Italiana del Conte) sono già a lavoro per la realizzazione del liquore al mirto dell’Isola di Dino e dei biscotti ripieni di marmellata, che da quest’anno si potranno apprezzare in tutte le iniziative promosse dell’isola di Dino club che attraverso una campagna di comunicazione dedicata al comprensorio, continuerà a far conoscere questa importante risorsa con numerose degustazioni già in programma per tutto il 2011.
L’esposizione dell’Isola, le peculiarità del terreno, l’assoluta mancanza di influenza di traffico e l’assoluta assenza di trattamenti alle piante, permette alla bacca isolana una migliore resa dal punto di vista della raccolta ed una particolare grandezza e rotondità della bacca, questi sono alcuni dei tanti motivi che caratterizzano l’originalità e la purezza del frutto con un risultato assolutamente genuino; inoltre, per garantire un assoluto rispetto della pianta ed un sicuro rinnovo del frutto, la bacca è stata raccolta con metodi non intensivi ma con una paziente raccolta a mano bacca per bacca.

L’isola di Dino dunque, oltre alle sue bellezze di incommensurabile valore ambientale, attraverso la produzione di diversi prodotti particolarmente tipici e caratteristici offre la possibilità di essere protagonista con un risultato di altissima qualità e pregio.



Massimiliano Grosso Sgarrillo

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